Un intervento di recupero straordinario e meticoloso ha riguardato l’antica statua di San Vito Martire, che da poche settimane è esposta nel Museo Diocesano “San Pietro” a Teggiano.

Il restauro del simulacro in muratura di malta e stucco policromato, finanziato con fondi Cei, è stato eseguito con maestria dal restauratore Luigi Parascandolo della ditta Iris di Buonabitacolo, sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza Abap di Salerno.

La statua, che occupa il lato sinistro del transetto in separazione dalla navata nell’ex chiesa, proviene dall’area degli Alburni, in territorio diocesano ed è entrata a far parte del corpus museale da diverso tempo. Una prima analisi del manufatto lo datava al principio del XVI secolo, ma a restauro ultimato, la cronologia di realizzazione parrebbe retrodatarsi almeno al Quattrocento, trovando analoghi riscontri stilistici con altre sculture coeve del comprensorio.

La delicata struttura del modellato, disgregato in diversi pezzi e molto fragile, considerato lo stato di abbandono, è stata supportata dal restauratore con un castelletto ligneo che irrigidisce la postura e ne sostiene il nucleo interno, che in tali tipologie di sculture – rinvenibili nell’area della Lucania storica – è costituito da elementi in legno, intorno a cui è stata assemblata la figura.

Straordinari i dettagli dell’opera, considerata l’epoca di esecuzione del manufatto, evidenti soprattutto nell’attaccatura del manto al collo e negli orli delle vesti. Anche le tonalità della statua mostrano sensibili variazioni cromatiche, evidenti in primis nelle soluzioni pittoriche del verde pastello. Gli altri colori delle vesti, quali il rosso vivo e il blu, tendono ad uniformarsi alla gamma cromatica delle sculture in malta presenti nel museo, che ascendono al XIV secolo.

Con questo restauro la collezione del “San Pietro” si arricchisce di un’altra componente della statuaria in modellato polimaterico, che comprende una serie di crocifissi – il più antico del XIII secolo – alcune Madonne a figura intera e a busto e due sante del XIV secolo, nonché il prezioso ed emblematico sepolcro di Bartolomeo Francone, dei primi anni del XV secolo.

Nella sequenza fotografica vengono riportati i dettagli dell’opera e alcune immagini precedenti l’intervento di restauro.